sabato 28 maggio 2011

Ultimo “placet” per mons. Dimiccoli in vista della “Venerabilità”

n. 2 Aprile-Giugno 2011 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie


Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo


Ultimo “placet” per mons. Dimiccoli
in vista della “Venerabilità”

Lo scorso 17 maggio si è riunita in Vaticano la tanto attesa Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, membri della Congregazione delle Cause dei Santi, per esaminare la “Positio” della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del servo di Dio mons. Angelo Raffaele Dimiccoli.
L’esito della discussione e votazione è stato positivo, essendosi i Prelati, all’unanimità, espressi favorevolmente sulla santità e l’eroicità delle virtù del nostro Servo di Dio. Si tratta dell’ultimo “placet”, a cui farà seguito quello del Santo Padre che, quanto prima, lo proclamerà “Venerabile”.
Questo pronunciamento autorevole ci conferma nella fama di santità di mons. Dimiccoli, già diffusa quand’era in vita e continuata nel tempo, tanto da spingere le Autorità competenti diocesane a dare inizio alla Causa di Beatificazione e Canonizzazione.
La prima Sessione fu presieduta il 1° maggio 1996 dall’allora vicario generale della Diocesi, mons. Michele Seccia (attualmente Vescovo di Teramo-Atri), in quanto l’arcivescovo pro-tempore, S.E. mons. Carmelo Cassati, non potè presenziare a causa dell’improvvisa morte della sorella, Suora di Carità dell'Immacolata Concezione d'Ivrea.
Ora, ad appena quindici anni trascorsi da quell'evento straordinario, tale Causa ha fatto un importante passo in avanti, proprio alla vigilia delle celebrazioni dei cento anni dell'ordinazione sacerdotale del nostro impareggiabile Servo di Dio (1911 - 30 luglio - 2011).

"Come il Padre ha mandato me, così io mando voi" (Gv 20,21), ha detto Gesù ai Dodici. E i Dodici, con l’imposizione delle mani, hanno inviato altri; così la “missione” di Cristo, sommo ed eterno sacerdote, si prolunga nella storia, senza nulla perdere della sua densità. La persona del presbiteroè, quindi, un “segno sacramentale”, rendendo visibile la sua Presenza invisibile.
Di questa dignità e responsabilità ne era altamente cosciente il servo di Dio mons. Dimiccoli. Soprattutto nei momenti culminanti, come quando spezzava il pane, egli sentiva la presenza dello stesso Gesù che lo spezzava con le Sue mani “sante e venerabili”.
Così quando assolveva dai peccati, sentiva la potenza di Cristo che si stava servendo di lui come strumento per infondere, quale Capo, la vita nelle membra.
A partire dall’Eucaristia, il ministero ordinato di don Raffaele appariva veramente sacerdozio ministeriale, caratterizzato dalla vocazione al servizio e al dono di sè, fino alla fine, in cui attualizzò la carità stessa di Gesù buon pastore, che dona la vita per le sue pecorelle, e buon samaritano che si curva sull’umanità ferita e sofferente, facendosene carico.
Ecco che, nell’alveo della santità, si innesta l’eredità caritativa di questo santo sacerdote dei nostri tempi, che ha speso la vita interamente al servizio dei fratelli, a partire dai bambini, fino a giungere agli ammalati e agli anziani, soprattutto i più poveri e i più emarginati, soccorrendoli nei loro bisogni primari e più urgenti, dal settore educativo alla catechesi e al campo assistenziale. E tutto questo, trascurando la sua persona e il suo tempo e privandosi perfino dei suoi beni di famiglia.
Per la stima che godeva da parte dei Superiori poteva fare carriera. Ma anche a questo rinunciò, privilegiando i quartieri più poveri e malfamati della città che, grazie al suo diuturno lavoro, divennero “giardini fioriti di virtù umane e cristiane”.
Egli non visse il sacerdozio come un potere o un privilegio, ma come un servizio; non come un onore ma come un onere.
Era profondamente convinto che chi ha responsabilità, proprio per questo deve servire di più e servire là dove c’è bisogno… proprio come ha fatto Gesù!

Mons. Sabino Amedeo Lattanzio
Postulatore Diocesano
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